Biennale 2020: Alessandro Melis curatore del Padiglione Italia

Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli ha da poco rivelato il nome del curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2020: si tratta di Alessandro Melis, già direttore della Cluster for Sustainable Cities e fondatore di Media Hub, primo open lab dell’Università di Portsmouth.
Selezionato tra cinque professionisti invitati a partecipare, Melis è anche cofondatore dello studio Heliopolis 21 Architects, che vanta sedi a Pisa, Berlino e Portsmouth.
La Mostra Internazionale di Architettura, giunta alla sua diciassettesima edizione, sarà curata dal libanese Hashim Sarkis e si terrà dal 23 maggio al 29 novembre 2020 nei due luoghi veneziani ormai iconici, Giardini e Arsenale, toccando temi forti quali rigenerazione urbana e cambiamento climatico.
Biennale 2020: le nuove sfide dell’Architettura
Le affermazioni di Bonisoli circa la proposta di Melis rivelano grande entusiasmo nei riguardi dei lavori che verranno presentati nel 2020 a Venezia nell’ambito del Padiglione Italia:
“Si tratta di un percorso di mostra molto divulgativo e coinvolgente, il Padiglione Italia sarà un’occasione per riflettere su come rispondere positivamente in futuro alla pressione sociale ed ambientale attualmente in atto“. Il progetto di Melis “presenta una riflessione sulle urgenze dell’architettura in Italia, e suggerisce prospettive future per le periferie italiane ed opportunità per la ridefinizione del ruolo strategico e multidisciplinare dell’architettura“.
L’Architettura, infatti, si trova oggi ad affrontare nuove sfide, che spaziano da problematiche legate alla valorizzazione dei luoghi – come nel caso delle periferie – fino alle urgenti tematiche connesse ai cambiamenti climatici in atto. Come si evolve, dunque, e soprattutto, quali sono le soluzioni, in termini di edilizia, progettazione di spazi urbani, ripensamento e riqualificazione delle città, che essa può offrire alla luce di un territorio colpito da fenomeni sociali e ambientali che ne condizionano inevitabilmente le sembianze?
Ed è proprio questa la sfida di Melis, in accordo al tema della Biennale 2020: raccontare l’Italia dal punto di vista delle comunità resilienti, che riescono a far fronte, anche se con difficoltà ma con estremo coraggio, ai mutamenti ambientali, sociali e territoriali. Temi, questi, introdotti già in occasione della chiusura della XVI Mostra Internazionale di Architettura di Venezia tenutasi l’anno scorso.
Alessandro Melis tra innovazione e tecnologia
Gli studi dell’Architetto Alessandro Melis, scelto come curatore del Padiglione Italia alla Biennale 2020, dal ministro Alberto Bonisoli nell’ambito dell’istruttoria della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanea e Periferie urbane, si focalizzano sull’innovazione nell’ambito della progettazione climatica.
La tecnologia, infatti, può mettere al servizio dell’edilizia e dell’urbanistica metodi e strumenti volti a rendere la progettazione non solo più efficace e moderna, ma soprattutto pronta alle nuove sfide della società di oggi. I luoghi hanno necessità di essere resilienti e smart al contempo, di rispondere velocemente ai mutamenti esterni, che riguardano l’intero Pianeta, seguendone i nuovi ritmi e le nuove leggi ambientali che lo governano.
Il Media Hub dell’Università di Portsmouth, in Inghilterra, nasce proprio a questo scopo: sperimentare nuove tecnologie per plasmare un nuovo modo di progettare.
Infatti, riportando le constatazioni diffuse dal Mibac in una nota, le ricerche di Melis si concentrano su “l’innovazione nel campo della sostenibilità ambientale, della resilienza e della rigenerazione del tessuto urbano, sui quali è stato curatore e key speaker in numerose conferenze e simposi presso istituzioni come il MoMA a New York, e la China Academy of Art”.
E infine, come motivazioni alla base della scelta di Melis quale curatore, l’utilizzo di BIM combinato ad altre metodologie di supporto alla progettazione, il suo operato a livello internazionale, il suo interesse nei riguardi della gestione delle risorse energetiche del Pianeta, del riciclo, e le sue riflessioni in generale su come appaiono e appariranno i luoghi in cui viviamo:
La motivazione del Mibac
“Tra le innovazioni di carattere accademico per cui è riconosciuto: l’introduzione in architettura dei cosiddetti ‘Hybrid teaching methods’ (High Education Fellowship 2018) e l’integrazione di BIM, computazione, e fluidodinamica nella progettazione climatica. Attualmente coordina progetti di ricerca internazionali sulla resilienza in architettura, finanziati da fondi di ricerca internazionali sulla pianificazione urbana attraverso il nexus cibo-energia-acqua e sul riciclo della plastica come strumento di ripensamento infrastrutturale della città del futuro“.